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PRODUZIONE E LAVORO


I luoghi della produzione: Ivrea



La fama della Olivetti si è consolidata non solo per la qualità dei suoi prodotti ma anche per l'alta qualità formale delle architetture destinate alla produzione: un esempio è fornito dal complesso collocato lungo via Jervis. A caratterizzare le officine Olivetti lungo la via è la parete vetrata che uniforma parzialmente l'affaccio dei diversi ampliamenti e che, nella sua unitarietà, è diventata oggi uno dei simboli dell'azienda. Il progetto degli ampliamenti è affidato a Luigi Figini e Gino Pollini i quali, a partire dal 1934 e fino alla morte di Adriano Olivetti nel 1960, contribuiscono con le loro architetture a caratterizzare fortemente l'immagine della città. Gli ampliamenti che si susseguono a partire dal 1937 fanno chiaro riferimento ai modelli dell'architettura internazionale su cui i due architetti stanno compiendo interessanti sperimentazioni formali e tecnologiche. La costruzione di grandi ambienti indifferenziati rispetto alle diverse fasi della produzione, che ha caratterizzato la costruzione degli ampliamenti precedenti, viene abbandonata con la costruzione della Nuova Ico. La nuova fabbrica contiene al suo interno due cicli di produzione che trovano due collocazioni distinte. La realizzazione in tempi stretti della Nuova Ico (dal 1955 al 1958) è resa possibile dall'organizzazione di un apposito Ufficio Costruzione che affianca il lavoro degli architetti. Tra gli edifici realizzati attorno alla fabbrica si segnala il Centro Studi ed Esperienze Olivetti, costruito su progetto di Eduardo Vittoria ( 1951-1955). Per il tipo di composizione di volumi e di piani, l'edificio denota un chiaro riferimento alle architetture di Frank Lloyd Wright e di Mies van der Rohe.

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I luoghi della produzione nei dintorni di Ivrea



Negli anni del secondo dopoguerra, le mutate esigenze produttive portano la Olivetti a identificare nuove zone di espansione anche nei dintorni di Ivrea. San Bernardo è la prima località a essere interessata dalla costruzione di uno stabilimento. Il primo nucleo realizzato - su progetto di Nello Renacco - è la falegnameria (1952-53). Nel 1955, nell'area di San Bernardo viene collocata la Omo, l'Officina Meccanica Olivetti: della costruzione di questo nuovo impianto viene incaricato Eduardo Vittoria. Il comprensorio industriale di San Bernardo onosce ulteriori ampliamenti tra 1961 e 1970. Nel 1984 viene affidata a Gino Valle la ricostruzione di uno degli edifici del complesso, andato distrutto in un incendio. Altra zona del Canavese a essere interessata dall'espansione dell'azienda è Scarmagno. Già nel 1962 vengono affidati all'urbanista Giovanni Astengo un'indagine urbanistica e un progetto di sistemazione territoriale finalizzati alla costruzione di un nuovo stabilimento. Il primo edificio è realizzato tra il 1962 e il 1964 su progetto di Ottavio Cascio. Il successivo cantiere si apre nel 1967: i lavori, che si concluderanno nel 1971, interessano una superficie di 143.000 metri quadrati. La caratteristica di questo intervento è la ricerca sulla standardizzazione dei moduli costruttivi: in ogni caso, l'attenzione ai dettagli - assieme all'originalità della struttura - permette di evitare un risultato di piatta razionalità produttiva. L'espansione industriale che caratterizza la gestione di Adriano Olivetti supera già prima del secondo conflitto mondiale i confini eporediesi e canavesani. Vengono infatti inaugurati diversi impianti in Italia e all'estero: due esempi significativi sono costituiti dallo stabilimento Hispano-Olivetti di Barcellona, realizzato su progetto di Italo Lauro e José Sotera Mauri (1941-42), e lo stabilimento Synthesis di Massa Carrara, il cui progetto viene affidato a Piero Bottoni e Mario Pucci nel 1941. Entrambi questi edifici utilizzano un vocabolario legato al razionalismo internazionale. Lo stabilimento di Pozzuoli, progettato da Luigi Cosenza a partire dal 1951, risponde in parte alle esigenze della Olivetti di potenziare la sua presenza al di fuori di Ivrea. L'impianto, collocato in una posizione che domina il golfo di Napoli, presenta una pianta a croce che sembra soddisfare le esigenze della produzione ma anche adattare le architetture alle pendenze del terreno e integrarle così nel paesaggio.

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I luoghi della produzione tra immagine e sperimentazione



A partire dal 1954 inizia la costruzione degli stabilimenti Olivetti in Argentina e Brasile, la progettazione dei quali è affidata a Marco Zanuso. La costruzione da parte della Olivetti di impianti industriali ed edifici legati alla produzione continua ancora negli anni Settanta, attraverso l'affidamento degli incarichi di progettazione a nomi prestigiosi della cultura architettonica internazionale. Due esempi sono costituiti dal Centro tecnico Olivetti di Yokohama e dall'ampliamento del Centro di formazione di Haslemere, nel Surrey. Il Centro tecnico di Yokohama è progettato da Kenzo Tange e dal gruppo Urtec ed è realizzato tra 1969 e 1972. Il progetto dell'impianto di Haslemere è invece affidato a James Stirling: la costruzione viene portata a termine nel 1973.
Tra gli architetti chiamati sul finire degli anni Cinquanta alla progettazione degli stabilimenti Olivetti figura anche Le Corbusier. Il progetto dello stabilimento a Rho viene elaborato in due fasi tra 1961 e 1962 ma non verrà mai realizzato. Alle soglie degli anni Settanta un altro maestro dell'architettura contemporanea collabora con la Olivetti alla progettazione di un impianto industriale: Louis Kahn progetta lo stabilimento di Harrisburg in Pennsylvania (1967-70). Questi progetti rappresentano l'intreccio tra la cultura tecnica nata nella fabbrica e la cultura architettonica coeva.

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Il prodotto



Nel corso della sua storia, la Olivetti ha sempre posto molta attenzione alla qualità estetica dei suoi prodotti e alla sua immagine di azienda d'avanguardia. Già nel 1920, con la M 40, viene presentata una macchina dal volume compatto che nasconde i meccanismi interni. La tendenza viene ulteriormente rafforzata dopo l'arrivo di Adriano Olivetti. Nel 1932 appare la MP 1: si tratta di un progetto innovativo nel quale la carrozzeria della macchina è resa indipendente dal telaio e dalla meccanica. Nel 1935 viene presentata la Studio 42, nata da un gruppo di progettisti di cui fanno parte l'ingegner Ottavio Luzzati, Luigi Figini e Gino Pollini e il pittore Xanti Schawinsky. La Studio 42 è un modello rivoluzionario: infatti, non è soltanto destinata al lavoro in ufficio ma anche all'uso "domestico". In questi anni, la Olivetti si distingue anche nel campo della grafica: l'Ufficio Tecnico di Pubblicità viene fondato nel 1931. Le campagne Olivetti si segnalano per la loro originalità: la pubblicazione "Olivetti, una campagna pubblicitaria" - con tavole di Giovanni Pintori, Leonardo Sinisgalli e Costantino Nivola - presenta ad esempio una breve prefazione dello scrittore Elio Vittorini con un appello per una nuova "pubblicità qualitativa". Nel dopoguerra, collaborano con la Olivetti personaggi come Albe Steiner, Egidio Bonfante, Italo Bellosta. A partire dagli anni Sessanta, si susseguono ancora nomi di prima grandezza del mondo della grafica sia italiano che internazionale: tra di essi vanno annoverati Walter Ballmer, Enzo Mari, Jean-Michel Folon.

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Gli spazi del prodotto



Anche gli edifici per ufficio rientrano nelle politiche di immagine della Olivetti. Annibale Fiocchi, Gian Antonio Bernasconi e Marcello Nizzoli sono autori nel 1954-56 del Palazzo Uffici di via Clerici a Milano. Per la Hispano-Olivetti, i Bbpr completano nel 1964 un edificio a Barcellona. La costruzione sorge su di un lotto trapezoidale e allude vagamente all'architettura di Antoni Gaudí. Nel 1972 Egon Eiermann progetta gli uffici Olivetti di Francoforte. Anche per gli spazi commerciali e di esposizione la Olivetti si orienta verso una politica di alta qualità e raffinatezza. Lo spazio più noto è quello realizzato nel 1958 da Carlo Scarpa a Venezia. Il negozio è posto sotto il portico delle quattrocentesche Procuratie Vecchie. Lo spazio viene pensato in relazione alla presenza di una statua bronzea di Alberto Viani: la scultura costituisce un punto di convergenza per tutte le visuali sia interne che esterne. Altro elemento focale è la scala in marmo che collega i due livelli del negozio. Nello stesso anno in cui viene realizzato il negozio di Venezia, Franco Albini e Franca Helg progettano un negozio a Parigi. Nel 1961, Ignazio Gardella allestisce un negozio a Düsseldorf. Nel 1964, i Bbpr allestiscono a Barcellona una sala esposizione per la Hispano-Olivetti al piano terreno dell'omonimo edificio. Nel 1967 e nel 1968, Gae Aulenti disegna i negozi di Parigi e Buenos Aires. A partire dagli anni Settanta, la Olivetti si affida prevalentemente a progettisti già impegnati nel disegno dei prodotti dell'azienda. È il caso di Hans Von Klier che diviene l'autore di numerose showroom in Italia e all'estero.

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