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LA COMUNITÀ


Progetti per la Comunità



Le prime iniziative di Adriano Olivetti nel campo dei servizi sociali risalgono al 1939 quando l'industriale piemontese commissiona a Luigi Figini e Gino Pollini la costruzione di un asilo-nido accanto alla casa popolare a Borgo Olivetti. Realizzato su di una piccola collina di fronte alle officine e su di un lotto trapezoidale dalle dimensioni ridotte, l'asilo-nido mette in luce la ricerca che i due architetti stanno conducendo sul linguaggio internazionale del razionalismo. Nel 1945 Adriano Olivetti pubblica presso le Nuove Edizioni Ivrea il libro L'ordine politico delle Comunità. Il volume raccoglie le riflessioni sull'organizzazione dello Stato, compiute dall'industriale piemontese durante gli anni del confino svizzero: secondo Olivetti al centro dell'organizzazione dello Stato deve essere la Comunità, unità territoriale dai contorni geografici imprecisati, culturalmente omogenea e economicamente autosufficiente. Sulla scia della pubblicazione del libro e della sua diffusione, si fonda nel 1948 a Torino il Movimento Comunità. L'organizzazione del Movimento è territoriale: vengono infatti creati i centri comunitari, che hanno il compito di organizzare il consenso politico e allo stesso tempo iniziative culturali, che contribuiscano a elevare il livello di vita dei piccoli centri canavesani investiti dal processo di industrializzazione. La proposta del Movimento Comunità attira molti intellettuali, anche di diversa formazione politica e culturale, trovando una certa adesione oltre che nel Canavese, anche in molte regioni italiane.

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Nel dopoguerra le realizzazioni architettoniche volute dall'azienda si legano alle proposte del Movimento Comunità: questo legame, che si scioglie alla morte di Adriano Olivetti nel 1960, porterà nell'arco di un decennio alla realizzazione a Ivrea di numerosi edifici. Tra questi, il Centro Servizi Sociali, progettato da Figini e Pollini di fronte alle officine Olivetti (1954 - 59), e la mensa, opera di Ignazio Gardella, nella zona retrostante le officine (1953 - 59). Ma non vanno dimenticati, nel quartiere di Canton Vesco, l'asilo di Mario Ridolfi e Wolfgang Frankl (1955 - 63) e la scuola elementare di Ludovico Quaroni e Adolfo De Carlo (1955-60). Edifici destinati a servizi vengono costruiti anche lontano da Ivrea e dal Canavese: è il caso della Colonia Olivetti a Marina di Massa, opera di Annibale Fiocchi e Ottavio Cascio (1948-1958), e di quella di Brusson, di Claudio Conti e Leonardo Fiori (1960-1964).

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Territorio-Fabbrica-Abitazione



Nel pensiero olivettiano l'architettura, l'industria e il territorio sono oggetto di una riflessione originale del rapporto tra pianificazione e sviluppo sociale. Le radici dell'interesse per la pianificazione territoriale all'interno del pensiero di Adriano Olivetti si collocano agli inizi degli anni Trenta. Sono di questi anni i viaggi in Nord-America e il coinvolgimento nelle attività dell'Enios, l'Ente Nazionale per l'Organizzazione Scientifica del Lavoro che Olivetti sostiene attivamente e che contribuisce a far conoscere in Italia i sistemi di produzione, l'organizzazione del lavoro e gli esperimenti di programmazione economica negli Stati Uniti, come la Tennessee Valley Authority (Tva), e in Unione Sovietica: matura in Olivetti la convinzione della necessità della pianificazione, economica quanto territoriale. Nel 1934 vengono avviati gli studi che, qualche anno dopo, comporranno il Piano regolatore della Valle d'Aosta. Nel 1943, questi lavori vengono raccolti nel volume Studi e proposte preliminari per il Piano Regolatore della Valle d'Aosta, diretto dallo stesso Olivetti e curato da Renato Zveteremich e Italo Lauro. Il lavoro di "indagine" preliminare si basa sulle inchieste condotte da Giovanni Trikurakis, ufficiale sanitario valdostano che, alla metà degli anni Trenta, si dedica allo studio delle condizioni di indigenza della popolazione alpina. Il Piano della Valle d'Aosta è più una raccolta di progetti che un piano urbanistico vero e proprio. Le proposte contenute nel volume fanno chiaro riferimento alla cultura architettonica e urbanistica internazionale degli anni Venti e Trenta: tutti i progetti sono impostati secondo i principi di una rigida disposizione geometrica senza alcun riferimento all'orografia dei luoghi e alle tradizioni edilizie locali.
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Nel 1937 l'industriale piemontese si offre di finanziare gli studi per un Piano regolatore di Ivrea: l'incarico viene affidato a Luigi Piccinato, Luigi Figini ed Egisippo Devoti. Il piano affronta la questione dell'espansione della città, della riorganizzazione della viabilità e del risanamento delle parti di tessuto urbano più antiche e degradate: esso rimarrà tuttavia incompiuto. Gli studi per il Piano regolatore vengono ripresi nel dopoguerra: Olivetti si assume anche in questo caso gli oneri dei lavori. Gli studi per il piano si inseriscono ora in un quadro più esteso di studi a livello regionale. Nel 1952 viene infatti costituito il Gruppo Tecnico per il Coordinamento Urbanistico del Canavese (Gtcuc) di cui fanno parte, tra gli altri, Ludovico Quaroni, Nello Renacco, Annibale Fiocchi e Carlo Doglio. L'idea è di produrre un'indagine preliminare a vasto spettro che consenta di dare risposta ai problemi determinati dalle trasformazioni in senso industriale di Ivrea e dell'area circostante. Il piano viene però respinto nel marzo 1955 dal Consiglio municipale. Il piano viene infine adottato nel 1959, non senza aver subito pesanti modifiche.

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Le iniziative di Olivetti in campo urbanistico non riguardano solo il Canavese e Ivrea. Il disegno di riforma sociale e politica promosso dall'industriale eporediese trova a livello nazionale altri momenti di realizzazione. È il caso dell'Unrra-Casas (United Nations Relief and Rehabilitation Administration-Comitato Amministrativo Soccorso ai Senzatetto), il programma costituito nel 1946 per gestire i fondi Erp (European Recovery Administration) di cui Olivetti è membro già dai primi anni di attività. Tra le migliaia di interventi edilizi dell'Unrra-Casas (United Nations Relief and Rehabilitation Administration-Comitato Amministrativo Soccorso ai Senzatetto), si distinguono il villaggio La Martella a Matera (1951-54) su progetto di Ludovico Quaroni, Federico Gorio, Michele Valori, Pier Maria Lugli e Luigi Agati.
Ivrea e il suo circondario sono teatro di altre iniziative legate alla figura di Adriano Olivetti. È il caso dell'Istituto per il Rinnovamento Urbano e Rurale (I-Rur), costituito nel 1954. Sebbene ideato come possibile rete di istituti operanti in diverse regioni d'Italia, l'I-Rur ha il suo maggiore sviluppo nel Canavese dove costituisce cinque insediamenti industriali e quattro insediamenti agricoli. L'I-Rur è strettamente legato alla Olivetti attraverso i finanziamenti che questa versa all'istituto e attraverso la presenza, tra i suoi soci, di alcuni tra i più stretti collaboratori di Olivetti. L'influenza esercitata da Adriano Olivetti sull'urbanistica italiana non si ferma al patrocinio di piani, progetti e programmi ma investe anche l'organizzazione delle istituzioni e la riforma degli strumenti operativi della disciplina. Olivetti fornisce un contributo decisivo alla rinascita dell'Istituto Nazionale di Urbanistica (Inu): è nominato membro del Consiglio direttivo nazionale nel 1948 e viene eletto presidente nel 1950.

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